Lando Buzzanca Bio - Biography

Name Lando Buzzanca
Height 6' 0"
Naionality Italian
Date of Birth 25 September 1935
Place of Birth Palermo, Sicily, Italy
Famous for


Tolti gli innumerevoli titoli di serie B, tipici del genere della commedia sexy (Il merlo maschio, Il pupazzo, Puro siccome un angelo papà mi fece monaco… di Monza solo per citarne alcuni), di Lando Buzzanca, ahimé, rimane ben poco.
Da giovane emergente siciliano a volto molto noto al grande pubblico italiano, non è stato facile. Ma ci è riuscito. Una fama esplosiva, supportata da una bellezza maschia non trascurabile: mascella prominente, sguardo vispo, bel sorriso e naso particolarmente importante. Con baffi o meno, ha saputo rappresentare quelle che erano le frustrazioni sessuali dell'uomo comune nei confronti del gentil sesso, del matrimonio e, perché no, anche della borghesia di allora. Disgraziatamente, con il declino della commedia erotica, muore anche il suo mito, condannandolo a un brusco salto all'indietro professionale. Ma con l'arrivo del nuovo Millennio e una rivalutazione di quei "filmacci" di serie B, Buzzanca torna da noi, invecchiato certo, ma sempre con la stessa mascella prominente, lo stesso sguardo vispo, lo stesso bel sorriso e quel naso particolarmente importante che forse, ancora oggi, affascina qualche signora italiana.
Dopo aver completato l'istruzione obbligatoria nella sua Palermo, emigra nella Capitale in cerca di fortuna. Ha solo 16 anni ed è già sposato con Lucia, che sarà la madre dei suoi due figli. Dopo alcuni lavoretti precari, si spinge a intraprendere la carriera di attore: il suo più grande sogno.
Il debutto cinematografico è inizialmente come comparsa. Appare infatti nel kolossal Ben Hur (1959), il capolavoro di William Wyler con Charlton Heston e Sam Jaffe, dove interpreterà un ebreo nel deserto compagno di prigionia del protagonista. Gli porta fortuna. Dal 1961, comincia a lavorare nel piccolo schermo prendendo parte a due sceneggiati di Vittorio Cottafavi: La trincea (1961) e Il mondo è una prigione (1962). Passa poi a ruoli (sempre di secondo piano) in film comici come Totò di notte n.1 (1962), per l'appunto con Totò.
Sarà Pietro Germi a vedere in questo magro ragazzo siciliano dal naso pronunciato e dall'aspetto titubante un attore degno di lode. Non per niente lo sceglie per recitare accanto a Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in Divorzio all'italiana (1962), dove offre una delle sue migliori interpretazioni come caratterista, in pieno accordo con l'humour nero dell'autore e con la narrazione di un'Italia grottesca e amara (e buffona!). Tanto sarà il successo che Germi replicherà parzialmente il cast affiancandolo ancora una volta alla Sandrelli in Sedotta e abbandonata (1964).
Nel frattempo, Buzzanca continua la gavetta, mettendosi al servizio di grandi autori come Elio Petri (I giorni contati, 1962, con Vittorio Caprioli), Dino Risi (I mostri, 1963, con Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi) e Antonio Pietrangeli (La parmigiana, 1963), diventando anche la spalla di grandi e mitici attori come Amedeo Nazzari (Le monachine, 1963), Gino Cervi (La smania addosso, 1963) e la coppia Franco & Ciccio (I marziani hanno 12 mani o Cadavere per signora, entrambi del 1964). Acquista lentamente, ma con decisione i suoi spazi in una Cinecittà nel pieno della dolce vita, imponendosi, ancora per Pietrangeli e con Tognazzi, ne Il magnifico cornuto (1964). Fino a quando viene scelto per una serie di pellicole comiche che dovrebbero essere una parodia di James Bond, alias 007, stiamo parlando della saga cinematografica italiana di James Tont.
Acquistata ormai la popolarità, Buzzanca è diretto da Nanni Loy nel film a episodi Made in Italy (1965) accanto a Peppino De Filippo, Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Seguirà poi la pellicola di Franco Rossi Una rosa per tutti (1965) e un lungo sodalizio artistico con Bruno Corbucci. Le proposte aumentano ogni giorno di più: passa da Caccia alla volpe (1966) di Vittorio De Sica con Victor Mature e Peter Sellers al Don Giovanni in Sicilia (1967) di Alberto Lattuada (del quale è protagonista), fino a Le dolci signore (1967) con Vittorio Caprioli.
Ma Lando Buzzanca sarebbe sicuramente rimasto un semplice caratterista o un attore di secondo piano se non fosse per la commedia sexy, genere cinematografico italiano di serie B all'interno del quale si impone per la graffiante "masculinità" e per la capacità di far ridere in contesti "libidici", denotati dalla troppa attività sessuale o, per suo contrario, dall'impotenza. Diventa protagonista di avventure di ogni tipo e per tutti i gusti, dal maggiordomo che ha delle relazioni con le sue padrone al marito che cerca disperatamente un erede anche a costo di rendere moralmente giusto il suo tradimento alla consorte disperata e affranta. Pasquale Festa Campanile, Marco Vicario, Steno, Luciano Salce, Gianni Grimaldi e Luigi Filippo D'Amico diventano i suoi autori, mentre Barbara Bouchet, Laura Antonelli, Sylva Koscina, Rossana Podestà, Agostina Belli e Femi Benussi le sue compagne di set.
Tanta diviene la sua fama che, negli Anni Settanta, il disegnatore di fumetti Leone Cimpellin delinea il personaggio di Jonny Logan proprio con le sue fattezze.
Ma Buzzanca non si risparmia e sceglie anche la strada del teatro serio, riscuotendo un notevole successo con la commedia musicale "Il cenerentolo" (1969) e con "Signore e signora" (1970), accanto a Delia Scala, che poi riproporranno anche in televisione (lavorando anche nel telefilm Quel negozio di Piazza Navona, 1969). Con Barbara Steele ne Fermate il mondo… voglio scendere! (1970), con Caprioli ne Io e lui (1973) e con Ciccio Ingrassia ne Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza(1975), delinea una filmografia davvero cospicua di titoli più o meno cult e più o meno d'autore. Ma, con la fine degli Anni Settanta e il tramonto del genere commedia sexy, la carriera di Buzzanca ha un brusco declino. A nessuno interessa più vedere un uomo che si eccita fotografando la moglie come un oggetto (inviperendo fra l'altro le femministe dell'epoca), nessuno vuole sapere perché un tempo le donne avevano la coda e come la persero. Ritorna sporadicamente al cinema, facendo un passo indietro e tornando fra le fila degli attore di secondo piano, per esempio accanto alla Sandrelli ne Secondo Ponzio Pilato (1988). E fugge in teatro, dopo un lungo periodo di eclisse, con "La scuola delle mogli" di Molière (1990), "La cena delle beffe" (1991) e "Liolà" (1994). Assieme al grande Gassman ne Tutti gli anni una volta all'anno (1994) e nel film tv Cornetti al miele (1999), arriva a rifiutare la parte del burattinaio dal cuore d'oro Mangiafuoco nel Pinocchio di Roberto Benigni, perché pretendeva che il suo nome fosse nei titoli iniziali del film, preceduto da una "e" che indicasse la grande guest star. Non era dello stesso avviso l'autore che infatti lo scartò.
Recentemente rinato artisticamente, recita il ruolo di protagonista nella fiction Mio figlio (2005), dove interpreta la parte di un padre che scopre l'omosessualità del figlio, nonché quelli di Don Ippolito ne La Baronessa di Carini (2007) e quelli di Pietro di Bernardone, padre di San Francesco D'Assisi ne Chiara e Francesco (2007), tornando al cinema con I vicerè (2006) di Roberto Faenza.

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